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Protesi d’anca - quando serve e come si esegue l’intervento

Protesi d’anca: indicazioni, tipi, decorso, complicanze e prospettive

La protesi d’anca (o artroprotesi dell’anca) è uno degli interventi ortopedici più consolidati. Quando il dolore, la rigidezza o la perdita di funzione rendono insostenibile la vita quotidiana, la sostituzione protesica dell’articolazione può restituire mobilità e qualità di vita. In questo articolo esamineremo in dettaglio le indicazioni, le tecniche disponibili, il decorso post-operatorio, le possibili complicanze e le prospettive a lungo termine.

Quando è indicata la protesi d’anca

La decisione di procedere con una protesi d’anca viene presa solo dopo valutazione multidisciplinare (ortopedico, fisiatra, fisioterapista) e a fronte di fallimento delle terapie conservative. Le principali indicazioni sono:

  • Artrosi dell’anca (coxartrosi avanzata). Quando la cartilagine articolare è fortemente compromessa e il dolore è costante, l’anca rigida impedisce i movimenti fondamentali.

  • Frattura del collo del femore non gestibile con tecniche ricostruttive, in particolare nei pazienti più anziani, dove l’osteosintesi rischia l’insuccesso.

  • Necrosi avascolare della testa femorale. In questa condizione, l’apporto di sangue alla testa femorale è alterato, con collasso progressivo del tessuto osseo.

  • Artrite infiammatoria cronica (es. artrite reumatoide) con danno irreversibile dell’articolazione.

  • Displasia congenita dell’anca che, nel corso della vita, causa usura precoce e deformazioni articolari.

  • Traumi, esiti di chirurgia precedente o condizioni secondarie che abbiano deteriorato l’articolazione oltre la possibilità di riparazione.

L’indicazione tiene conto non solo dei sintomi ma anche dell’età, del livello di attività fisica desiderato, delle condizioni generali e della qualità dell’osso disponibile.

I valori di riferimento: quando sono normali e quando no​

Un valore di trigliceridi considerato normale è inferiore a 150 mg/dl. Tra 150 e 199 si parla di valore borderline, mentre oltre i 200 si entra in un range considerato patologico. Quando si superano i 500 mg/dl, il rischio di complicanze serie – come la pancreatite acuta – diventa molto alto.

Al contrario, valori troppo bassi, seppur meno frequenti, possono indicare problemi come malassorbimento intestinale, malnutrizione o disturbi endocrini.

È importante sapere che i trigliceridi si misurano con un semplice esame del sangue, che fa parte del cosiddetto “profilo lipidico”, insieme al colesterolo totale, HDL e LDL. L’esame va fatto a digiuno, e spesso viene richiesto in occasione di controlli periodici o check-up preventivi.

Tipi di protesi e tecniche chirurgiche

Protesi totali vs parziali

  • Protesi d’anca totale (THA – total hip arthroplasty): sostituiscono sia la componente femorale (testa e collo) che la componente acetabolare (la “coppa”). Sono l’opzione preferita nei casi di degenerazione articolare diffusa.
  • Protesi d’anca parziale (hemiarthroplasty): si sostituisce solo la testa femorale, lasciando la componente acetabolare naturale. È usata soprattutto nelle fratture isolate del femore, quando l’acetabolo è ancora integro. Tuttavia, nei soggetti giovani o con elevata domanda funzionale, ha limiti nel lungo termine.

Fissazione: cementata vs non cementata

  • Cementata: si impiega un cemento osseo (resina acrilica) per garantire l’ancoraggio tra protesi e osso. È indicata quando la qualità ossea non è ottimale (es. nei pazienti anziani).
  • Non cementata (biologica): l’impianto è rivestito con superfici porose o con materiali osteointegrabili che stimolano la crescita ossea sull’impianto. È preferita nei pazienti più giovani con osso ben conservato.
  • Ibride o combinazioni: in alcuni casi si utilizza un componente acetabolare non cementato e un componente femorale cementato o viceversa, per adattarsi alla situazione anatomica e ossea.

Materiali delle componenti protesiche

Le protesi moderne usano combinazioni diverse di materiali per ridurre l’usura, migliorare la durata e minimizzare il rischio di reazioni biologiche:

  • Ceramica (ceramica su ceramica o ceramica su polietilene): ottima resistenza all’usura e elevata biocompatibilità, particolarmente indicata in soggetti giovani o con sensibilità ai metalli.
  • Metallo‑polietilene (o metallo su polietilene ad alta prestazione): tradizionale e ben consolidata, con miglioramenti recenti nei materiali (polietilene ad alta densità) che riducono l’usura.
  • Leghe metalliche speciali, superfici rivestite o trattamenti superficiali (es. titanio, cromo-cobalto, rivestimenti porosi) per favorire l’ancoraggio osseo.

 

Tecniche chirurgiche: mininvasiva, computer assistita e robotica

  • Chirurgia mininvasiva: si utilizzano incisioni più corte e accessi che rispettano maggiormente i muscoli e i tessuti molli. I vantaggi possono essere minore dolore, degenza più breve e recupero più rapido, sebbene non tutti i pazienti siano candidabili.
  • Chirurgia computer assistita / navigata: supporti tecnologici (imaging preoperatorio, sistemi di guida) aiutano il chirurgo a posizionare le protesi con maggiore precisione.
  • Protesi d’anca robotica: l’uso del robot consente di tradurre con estrema accuratezza la pianificazione tridimensionale in realtà chirurgica, migliorando l’orientamento degli impianti, riducendo le varianti tecniche e potenzialmente prolungando la durata della protesi.

La scelta della tecnica viene valutata caso per caso, in base all’anatomia del paziente, all’esperienza del chirurgo e alle condizioni ossee.

Decorso post‑operatorio: tappe essenziali e riabilitazione

Dopo l’intervento di protesi d’anca, il recupero è generalmente graduale ma ben strutturato. Il dolore è controllato con terapia farmacologica e, già entro le prime 24-48 ore, si avvia la mobilizzazione assistita. Il paziente viene seguito da fisioterapisti che impostano un percorso riabilitativo progressivo.

Nelle prime settimane si utilizzano ausili come stampelle, mentre si lavora sul rinforzo muscolare e sul recupero dell’autonomia. La fisioterapia comprende esercizi per migliorare la forza, la flessibilità e l’equilibrio, con obiettivi specifici per ogni fase. Entro 6-8 settimane la maggior parte dei pazienti riprende una camminata autonoma. Il pieno recupero funzionale richiede in media 3-6 mesi, a seconda dell’età, della condizione iniziale e dell’aderenza al protocollo riabilitativo.

Il rispetto delle indicazioni post-operatorie è fondamentale per evitare complicanze e garantire la durata dell’impianto. La riabilitazione continua anche a domicilio e può includere attività in acqua o con attrezzature specifiche per il miglioramento del controllo motorio.

In che modo GAPCLINICS può aiutarti per tutelare la tua salute?

La protesi d’anca rappresenta oggi una procedura affidabile e efficace per chi soffre di patologie articolari gravi. Grazie alle innovazioni tecnologiche (materiali avanzati, chirurgia robotica) e a protocolli riabilitativi più sofisticati, i risultati funzionali sono migliorati, i tempi di recupero ridotti e le complicanze contenute.

Presso i centri GAPCLINICS, ogni caso viene valutato con rigore multidisciplinare, dalla diagnosi all’intervento, fino al follow-up a lungo termine, per garantire sicurezza, personalizzazione e continuità della cura.

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