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Reflusso gastroesofageo: sintomi, cause e cure efficaci

Reflusso gastroesofageo - sintomi, cause e cure efficaci

Reflusso gastroesofageo: cos'è e perché è importante conoscerlo

Il reflusso gastroesofageo è una condizione clinica in cui il contenuto dello stomaco, che include acido cloridrico e altre sostanze digestive, risale nell’esofago provocando irritazione e infiammazione della mucosa esofagea. Questa risalita anomala avviene quando lo sfintere esofageo inferiore, una valvola muscolare situata tra esofago e stomaco, perde la sua normale efficacia nel mantenere separati i due compartimenti. Se il fenomeno si verifica sporadicamente, non desta particolari preoccupazioni; quando diventa cronico e sintomatico, si parla di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE).

La sua diffusione è ampia, colpisce una fetta consistente della popolazione adulta, ma può interessare anche i bambini e le donne in gravidanza. Un’informazione corretta e aggiornata su questa patologia permette di riconoscere tempestivamente i sintomi, evitare complicanze e adottare i giusti comportamenti preventivi e terapeutici.

Sintomi del reflusso gastroesofageo

Il sintomo più caratteristico è la pirosi, un bruciore retrosternale che può irradiarsi fino alla gola e alla schiena. Frequentemente si associa al rigurgito acido, cioè alla percezione di liquido acido che risale dalla zona gastrica fino alla bocca. In alcuni casi si manifestano anche dolore toracico, sensazione di nodo in gola, difficoltà a deglutire e tosse cronica, specie durante la notte. Alcuni pazienti lamentano raucedine, mal di gola persistente e abbassamento della voce.

Il reflusso gastroesofageo notturno può disturbare il sonno e interferire con la qualità della vita. Non mancano manifestazioni meno specifiche, come la nausea mattutina, l’alitosi o una sensazione di sazietà precoce. La varietà dei sintomi è legata anche alla diversa sensibilità individuale e alla gravità della lesione esofagea eventualmente presente.

Le cause del reflusso e i fattori predisponenti

Il principale meccanismo fisiopatologico alla base del reflusso è l’incompetenza dello sfintere esofageo inferiore. A questo si possono aggiungere altri fattori: l’aumento della pressione intra-addominale (come avviene in gravidanza o in caso di obesità), lo svuotamento gastrico rallentato, la presenza di un’ernia iatale, o ancora alcune alterazioni della motilità esofagea.

Anche lo stile di vita può incidere significativamente: un’alimentazione ricca di cibi grassi, fritti, cioccolato, agrumi, bevande alcoliche e gassate, così come il fumo di sigaretta e lo stress emotivo, possono peggiorare i sintomi o favorirne l’insorgenza. L’uso prolungato di alcuni farmaci (antidolorifici, ansiolitici, calcio-antagonisti) rappresenta un ulteriore fattore di rischio.

Diagnosi e strumenti di valutazione

La diagnosi si basa inizialmente sulla valutazione clinica dei sintomi riferiti dal paziente. Tuttavia, quando i sintomi sono persistenti, atipici o refrattari alla terapia, è necessario approfondire con indagini strumentali. L’endoscopia digestiva è l’esame di prima scelta: permette di visualizzare l’esofago e rilevare eventuali lesioni, esofagite, restringimenti o metaplasia di Barrett.

La pH-metria esofagea delle 24 ore è considerata il test più accurato per misurare l’esposizione acida dell’esofago e valutare la correlazione tra sintomi e reflusso. La manometria esofagea, invece, è utile per analizzare la funzionalità dello sfintere e la motilità dell’esofago. In casi selezionati possono essere indicati altri esami come la radiografia con mezzo di contrasto o la ricerca di Helicobacter pylori.

Trattamento del reflusso gastroesofageo

Il trattamento prevede un approccio graduale e personalizzato. Il primo passo consiste nella modifica dello stile di vita: si consiglia di ridurre il peso corporeo in caso di sovrappeso, evitare pasti abbondanti e coricarsi subito dopo mangiato, consumare pasti leggeri e frequenti, smettere di fumare, limitare alcol e alimenti acidi o irritanti. Anche dormire con la testata del letto sollevata può ridurre i sintomi notturni.

Dal punto di vista farmacologico, i farmaci più utilizzati sono gli inibitori della pompa protonica (IPP), che riducono la produzione di acido gastrico. Nei casi più lievi o nei pazienti intolleranti agli IPP si possono impiegare antiacidi, alginati o antagonisti dei recettori H2. I procinetici trovano indicazione nei pazienti con alterato svuotamento gastrico.

Quando la terapia farmacologica non è efficace o non è tollerata, o in presenza di complicanze, si può ricorrere alla chirurgia antireflusso, come la fundoplicatio secondo Nissen, che mira a ripristinare la funzione barriera dello sfintere esofageo.

Reflusso gastroesofageo in situazioni particolari

In gravidanza il reflusso è piuttosto comune a causa dell’aumento degli ormoni e della pressione sull’addome. La gestione è soprattutto dietetica e posizionale, con una terapia farmacologica limitata e attentamente monitorata.

Nei bambini, soprattutto nei neonati, il reflusso può essere fisiologico e regredire spontaneamente con la crescita. Tuttavia, se si manifesta con rigurgiti frequenti, inappetenza, difficoltà di crescita o sintomi respiratori, è importante un approfondimento specialistico.

Un ulteriore elemento da considerare è il rapporto tra reflusso e disturbi psicosomatici. Stress e ansia possono non solo peggiorare la percezione dei sintomi, ma anche interferire con la motilità gastrointestinale, rendendo il trattamento più complesso e richiedendo un approccio integrato.

In che modo GAPCLINICS può aiutarti per tutelare la tua salute?

La prevenzione del reflusso gastroesofageo passa soprattutto attraverso uno stile di vita sano: alimentazione equilibrata, attività fisica regolare, controllo del peso corporeo, eliminazione di fumo e alcol. Riconoscere precocemente i sintomi e rivolgersi a un medico quando persistono o peggiorano è fondamentale per evitare complicanze e migliorare la qualità della vita.

Presso le strutture GAPCLINICS, la valutazione multidisciplinare permette di affrontare in modo completo e personalizzato questa condizione, grazie alla collaborazione tra gastroenterologi, nutrizionisti e specialisti delle terapie complementari.

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